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Nasce a Empoli, il 14 aprile 1974. Pasqua. Perde sostanzialmente tempo fino gennaio del 2009 quando partecipa al suo primo corso di fotografia. Da quel mese la sua vita non sarà più la stessa. Imparati i concetti di base, che verranno poi col tempo dimenticati, fatto corsi per convincersi del nulla, continuerà la sua preparazione da autodidatta, suddividendola in: pratica, editing e lettura fotografica. Prova con il fotogiornalismo, ma ben presto desiste, riconoscendovi un mondo puramente dedito alla superficie terrestre, non al suo nucleo. Così si rimette in cerca del se stesso fotografico, del suo stile, della poesia, non la sua, quella universale. Rimane per questo molto impressionato dai grandi fotografi del ‘900, dalla fotografia in bianco e nero, dalle virtù compositive e dalla poetica e tristezza della condizione umana. Cerca di studiarla e intanto cresce. Il disprezzo del grandangolo e di qualsiasi artifizio ingannatore completa la sua forma. Taglia raramente una fotografia, ma inizia a farlo solo quando si è sentito chirurgo, prima avrebbe solo squartato. Illuminato dalla straordinaria maestria di Tony Ray Jones rivaluterà il 35 mm, ma con rispetto del futuro.  La fotografia per lui è sempre più sorpresa rara ed è per questo che continua la sua lettura e il suo studio con rigore e dedizione. Da tempo imprecisato disegna mostri, scrive brevi racconti e poesie senza pretese.


“La fotografia è una piccola voce, al massimo, ma a volte – solo a volte – un fotografo o un gruppo di fotografi riesce a risvegliare i nostri sensi alla consapevolezza… Alcuni, o forse molti di noi, possono essere influenzati ad ascoltare la ragione, a trovare il modo di raddrizzare quello che è storto… Il resto di noi proverà un maggior senso di comprensione per le vite di coloro che ci sono estranei… La fotografia è una piccola voce…E’ una voce importante nella mia vita, ma non l’unica. Credo in lei”

William Eugene Smith

(Wichita, Kansas 30 dicembre, 1918 – Tucson, Arizona 15 ottobre, 1978)